2 giugno 2019

Chiesa di Sant’Agostino • REGGIO EMILIA • Domenica 2 giugno 2019, ore 21

Ars lineandi musicam

Cristina Calzolari arpa gotica, organo portativo
Donato Sansone citola, gaita, percussioni, santur, arpa, saz, flauti
Leonardo Pini liuto e organo • Federico Bigi organo • Monica Bertolini voce solista
Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola di Reggio Emilia
Silvia Perucchetti direttore

 

Promosso da Consorzio Ars Canusina 

 

PROGRAMMA

da Piæ Cantiones ecclesiasticæ et scholasticæ veterum episcoporum (stampe del 1582 e 1625):

Aetas carmen melodiae a 3 parti (1582)
Ecce novum gaudium (1582)
In vernali tempore (1582)
O’er the hill and o’er the vale a 4 voci sulla melodia di In vernali tempore da George Ratcliffe Woodward, The Cowley Carol Book, First Series (Londra, 1902 – revised and enlarged ed., 1929)
Iucundare iugiter a 3 parti (1582)
Iucundare iugiter a 4 voci (1625)
Parce Christe spes reorum a 2 parti (1582)
Cedit hiems eminus a 3 parti (1582)
O mentes perfidas (1582)
Salve flos et decor ecclesiae (1582)
Ave maris stella, divintatis cella (1582)
Gaudete, gaudete a 4 voci (1582)
Paranymphus adiens a 2 parti (1582)
Mundanis vanitatibus (1582)
Angelus emittitur (1582)
Gabriel’s message a 4 voci e organo sulla melodia di Angelus emittitur da George Ratcliffe Woodward, The Cowley Carol Book, First Series (Londra, 1902 – revised and enlarged ed., 1929)
Olla mortis patescit (1582)
Personent hodie (1582)
Gustav Holst (1874-1934), Personent hodie a voce e organo (Londra, 1924)

Concerto in ricordo di Anna Codeluppi e Albino Terenziani

Si ringraziano Don Guido Mortari Arch. Paolo Bedogni Maria Neroni Roberto Carriero Mariacarla Sidoli Terrachini Simona Merlanti per la disponibilità e la preziosa collaborazione.

INFO| Chiesa di Sant’Agostino - Piazzetta Pignedoli – REGGIO EMILIA

Scarica il programma di sala

 

GLI INTERPRETI

Cristina Calzolari

Nata a Reggio Emilia, ha studiato pianoforte con Giannantonio Mutto e si è diplomata presso il Conservatorio Cesare Pollini di Padova; si è inoltre diplomata in canto presso l’Istituto Musicale Pareggiato Orazio Vecchi di Modena. Si è presto appassionata alle tastiere antiche dedicandosi allo studio del clavicembalo con Francesco Baroni, per approdare poi a strumenti a tastiera ancora precedenti quali l’organo portativo, il clavisimbalum e il claviciterio. Con l’ensemble La Reverdie ha tenuto concerti presso il festival Settembre Musica di Torino, il festival AMUZ van Vlaanderen di Anversa, Oude Muziek di Utrecht, Festival di Stresa, Cantar di Pietre a Lugano, festival Grandezze e meraviglie di Modena, per la diretta radiofonica dei Concerti del Quirinale a Roma, Festival Internacional Cervantino di Guanajuato (Messico) e ha eseguito musiche originali a commento delle Confessioni di Sant’Agostino lette da Gerard Depardieu al Ravenna Festival. Con l’ensemble Adiastema diretto da Giovanni Conti, oltre a concerti in Spagna e in Svizzera, ha collaborato con Pamela Villoresi nell’esecuzione di brani dal codice di Las Huelgas in un concerto dedicato a Hildegard von Bingen, trasmesso in diretta radiofonica dal secondo canale della RSI – Radiotelevisione della Svizzera italiana. Con l’ensemble La Lauzeta ha registrato le musiche del documentario Renaissance Unchained prodotto e trasmesso dall’emittente inglese BBC nel gennaio 2016. Ha inoltre collaborato con l’ensemble Cantilena Antiqua diretto da Stefano Albarello, l’ensemble L’Homme Armé per la direzione di Kees Boeke e Fabio Lombardo e con La Mandragora, con cui ha suonato per i Festival Morellino Classica e Musica Antica a Magnano. Parallelamente a questa attività è sempre stata attiva come cantante e ha lavorato per direttori specializzati nel repertorio rinascimentale e barocco quali Antonio Florio, Rinaldo Alessandrini, Alan Curtis, Kees Boeke, Roberto Balconi, Andrew Lawrence-King, Gianluca Capuano, Ruben Jais. Collabora inoltre con il Coro della RSI di Lugano e il Coro del Teatro Comunale di Bologna con i quali ha effettuato tournée nei maggiori teatri e festival di Spagna, Inghilterra, Germania, Belgio, Finlandia e Giappone. Ha registrato per le case discografiche Naxos, OPUS 111, Symphonia, Tactus, Arcana, Chandos, per Rai-RadioTre Suite, RSI-Radio Televisione della Svizzera Italiana.

Donato Sansone

Donato Sansone inizia giovanissimo lo studio del Pianoforte ed all’età di otto anni intraprende da autodidatta lo studio del Flauto Dolce. Dedicatosi allo studio del Flauto Dolce e della Musica Antica, studia e si perfeziona con David Bellugi presso la Scuola di Musica di Fiesole, ove ha anche studiato Basso Continuo (cembalo) con Barbara Sachs. Agli studi musicali affianca quelli universitari, laureandosi con lode in Storia della Musica. Nel 1987 consegue il Diploma di Merito in Musica Barocca presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena sotto la guida di René Clemencic. Dal 1984 al 1990 è titolare della cattedra di Flauto Dolce presso la Scuola di Musica “Bonamici” della sede della Gioventù Musicale Italiana di Pisa. Nell’A. S. 1990/91 tiene il corso di Flauto Dolce per Didattica della Musica presso l’Istituto Musicale Pareggiato “L. Boccherini” di Lucca. Nel 1992/93, presso il Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze, consegue in un solo anno il Diploma di Flauto Dolce con il massimo dei voti. Fino al 2007 è docente di ruolo di Italiano e Latino nei Licei. Dal 2007 è titolare della cattedra di Bibliografia Musicale presso il Conservatorio di Mantova e poi di Alessandria. Attualmente svolge attività concertistica come specialista di strumenti antichi e tradizionali. Ha tenuto concerti presso prestigiose istituzioni italiane e straniere (Austria, Germania, Francia, Svizzera, Croazia, Lettonia, Lituania, Estonia, USA, Australia, Marocco, Iraq). Ha registrato per RCA, Bongiovanni, Tactus, Arts, Foné etc. (Informazioni più dettagliate: www.donatosansone.it).

Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola

Il Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola, con sede nell’omonima chiesa di Reggio Emilia e fondato nel 1995 dal Can. Prof. Don Guglielmo Ferrarini e dall’Organista Titolare e Maestro di Cappella Renato Negri, è attualmente diretto dalla musicologa Silvia Perucchetti. Composto da musicisti, appassionati e musicologi, attualmente il Coro si rivolge al repertorio del pieno Rinascimento e dal 2006 è  impegnato in un progetto di studio, trascrizione ed esecuzione concertistica di musiche polifoniche inedite di autori reggiani, spaziando dal canto gregoriano in uso presso le basiliche di Reggio Emilia nel Medioevo al pieno Rinascimento, fino al ’600 di Maurizio Cazzati. In 23 anni di attività ha tenuto concerti in innumerevoli centri emiliani e nelle basiliche più prestigiose di Venezia (S. Giorgio Maggiore, Vespri d’Organo), Brescia, Paola (inaugurazione del IX Festival Organistico Internazionale Città di Paola, CS), Cremona, Sesto San Giovanni (MI), Bologna, Parma, Forlì, Casalmaggiore, Fidenza e nel Duomo di Modena, collaborando fra gli altri con M. Piccinini, B. Dickey, R. Clemencic, il Coro del Friuli Venezia Giulia, Palma Choralis, il celebre organista Sergio Vartolo. Insieme al trombettista Simone Copellini e a Patrizio Ligabue (didjeridoo) nel 2017 ha debuttato Stylus phantasticus, un programma sperimentale che ‘contamina’ la polifonia con improvvisazione e sonorità nuove, dando nuova vita a tecniche compositive del passato; nel dicembre 2018 ha cantato insieme a Ian Anderson nel concerto natalizio The Christmas Jethro Tull.     cappellamusicale.wordpress.com

Silvia Perucchetti

Silvia Perucchetti (1983) è musicologa, bibliotecaria, musicista. Si è laureata cum laude in Musicologia nel 2009 presso l’Università di Pavia (sede di Cremona) con una tesi di specializzazione dedicata ai repertori sacri a tre voci dell’area padana fra tardo ‘500 e primi del ‘600, seguita dal prof. Rodobaldo Tibaldi. Ha al suo attivo pubblicazioni di saggi e contributi musicologici, fra cui si ricordano: la redazione della voce enciclopedica Italia. La musica sacra. Il Seicento all’interno dell’Enciclopedia Ortodossa (tomo XXVIII, Mosca 2012); il saggio «Un coro sommesso ma numeroso». Le raccolte dei canti di guerra e dei soldati: cenni di prassi esecutiva e una proposta di bibliografia (in Gorizia. Canti di soldati. Musica, storia, tradizione e memoria della Grande Guerra, 2017); il saggio I manoscritti di musica polifonica inedita conservati presso l’Archivio della Basilica di San Prospero a Reggio Emilia. Tecniche compositive e prime osservazioni sulla prassi esecutiva (Bollettino Storico Reggiano n. 162, 2017); note musicologiche per vari CD di musica antica (etichette Verso di Madrid, MV Cremona, Soli Deo Gloria). Cura abitualmente anche la preparazione dei programmi di sala per numerose rassegne concertistiche ed è spesso relatrice in conferenze a carattere musicologico e in conferenze-concerto di sua ideazione. Con il Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola, che dirige dal 2006, porta avanti un progetto di trascrizione, studio e valorizzazione concertistica del repertorio polifonico conservato nelle biblioteche e negli archivi di Reggio Emilia e provincia. Nel 2017 ha tenuto un corso monografico su fonti musicali e prassi esecutiva fra ‘500 e ‘600 presso il Dipartimento di Musica Antica di Brescia. Attualmente è bibliotecaria presso la Biblioteca Musicale “A. Gentilucci” dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “A. Peri” di Reggio Emilia e dal 2010 ad oggi ha compiuto attività di catalogazione di fondi antichi, moderni, musicali (a stampa, manoscritti e audiovisivi) in numerose città emiliane, da Bologna a Borgo Val di Taro. Da tempo appassionata di fotografia, ha frequentato corsi di fotogiornalismo tenuti da Stefano De Grandis dai quali è nato il reportage Religo. L’ortodossia nelle chiese reggiane (esposto al Castello di Sarzano per Fotografia Europea – Circuito Off 2018). Ha inoltre realizzato le fotografie pubblicate nel volume Ars Canusina. Sapere, saper fare (Reggio Emilia, 2016). Fino al 9 giugno 2019 presso il bar Nazzani dell’Hotel Posta (Reggio Emilia) è possibile visitare la sua mostra fotografica Ars intexendi. Nodi, legami, intrecci romanici in divenire, realizzata in collaborazione con il Consorzio Ars Canusina e interna al Circuito OFF (aperta tutti i giorni, ore 10-22).     silviaperucchetti.com

IL PROGETTO

Il concerto Ars lineandi musicam, collegato alla mostra fotografica Ars intexendi. Nodi, legami, intrecci romanici in divenire (visitabile fino al 9 giugno presso il bar dell’Hotel Posta di Reggio Emilia, promossa dal Consorzio Ars Canusina) prende le mosse dal concetto di linea; questa ha come ovvio corrispettivo musicale la melodia, e da qui si va alla scoperta di una delle più singolari, capitali e lussureggianti raccolte di melodie dei secoli passati: le Piæ Cantiones ecclesiasticæ et scholasticæ veterum episcoporum, un corpus di 74 inni latini medievali provenienti da varie zone dell’Europa settentrionale e centrale (ma soprattutto dalla Finlandia), e pubblicati a stampa per la prima volta a Greifswald nel 1582 sotto questo titolo.

Le 74 melodie, che mostrano una ricchezza e una varietà inventiva senza pari, sono quasi tutte di origine medievale, in alcuni casi già esistenti nel X-XI secolo; l’edizione del 1582, curata da Teodorico Petri Nydalensi, aveva come destinatari gli studenti della scuola della cattedrale (oggi finlandese, allora svedese) di Turku/Åbo: la funzione di questo monumentale e vivacissimo repertorio di linee melodiche era dunque strettamente didattica, mirando ad abituare man mano i giovani studenti a cantare in latino (che, nonostante la Riforma, continuava ad essere la lingua del clero e dell’istruzione), a edificarsi attraverso i testi e a innalzare i cuori cantando, infine ad imparare la musica con melodie gradevolissime e di facile apprendimento.[1]

La semplice ma disinvolta architettura di molte di esse, l’orecchiabilità della maggior parte e la particolare intensità di alcuni inni; la libertà nell’esplorazione delle tessiture vocali dall’acuto al grave e una continua variatio di invenzioni ritmiche; la compresenza di canti spigliati e danzanti in tema natalizio, canti lievi e delicati dedicati alla Vergine, inni de tempore vernali (dedicati alla primavera) ritmicamente incalzanti o narranti la brevità della vita (De fragilitate et miseriis humanæ conditionis), e suadenti polifonie che appaiono esili, ma che ammaliano l’ascoltatore attraverso una bellezza limpida, genuina, a volte trascendente e quasi indistinguibile da certe creazioni della musica contemporanea: tutto ciò ha fatto sì che le Piae cantiones venissero ristampate innumerevoli volte dal Rinascimento al tardo ‘800, e fossero cantate quotidianamente in alcune scuole finlandesi in tempi non lontani (e lo ancora sono oggi, come cuore pulsante dell’innario liturgico).

Inoltre, alcune di queste melodie furono destinate anche a viaggiare attraverso lo spazio, non solo nel tempo: esse riemersero con un nuovo testo nell’Inghilterra vittoriana di fine ‘800 e in molti altri paesi protestanti; questa tecnica, definita dai musicologi moderni ‘contraffattura’ o contrafactum, consiste nell’impiegare una melodia già esistente, solitamente orecchiabile, facile da imparare e/o già molto famosa, per intonarci sopra un nuovo testo (anche se già utilizzata in contesti opposti – è tipico il caso di testi sacri innestati su canzoni profane già esistenti, e viceversa).

Molte delle nostre 74 melodie, considerate un prezioso, coloratissimo tesoro a cui attingere per cantare testi nuovi sfruttando musiche dal carattere fresco e già ‘collaudate’ in secoli di tradizione, godettero dunque di nuova vita impiegate come carols natalizi, soprattutto in Inghilterra (Tempus adest floridum che diviene Good King Welceslas; In dulci jubilo che si trasforma in Good Christian men, rejoice; Angelus emittitur che muta in Gabriel’s message; In vernali tempore che diviene O’er the hill and o’er the vale; e così via). Alcuni di essi sono molto noti e cantati anche in Italia, e hanno goduto di una rinascenza ulteriore all’interno degli album Futuro antico di Angelo Branduardi; altrove, compositori del calibro di Gustav Holst le ‘incastonano’ all’interno di brani polifonici più ampi o in arrangiamenti originali, provvedendo a fornire un accompagnamento d’organo perfettamente in stile neogotico (è il caso del celebre Personent hodie, pubblicato da Holst nel 1924).

Molte sono dunque le similitudini che questo concerto intende evidenziare rispetto alle caratteristiche decorative e all’evoluzione delle linee e degli intrecci prima romanici, poi fatti propri dall’Ars Canusina:

- un vasto repertorio, o ‘album’, di linee a cui attingere liberamente;

- l’originale funzione didattica della raccolta, che funge anche da importante collettaneo delle tradizioni musicali di una intera regione (le melodie non sono quasi mai di nuova invenzione, bensì tramandano il corpus della tradizione melodica medievale scandinava; lo stesso curatore dell’edizione del 1582 si dichiara consapevole dell’importanza storica dell’operazione);

- la riscoperta di questo repertorio a fine ‘800 in pieno gothic revival e proseguito per tutta la prima metà del ‘900;

- la presenza molto evidente di nodi, ossia di forti dissonanze e piccole ornamentazioni in brani polifonici solo apparentemente semplici, incantevoli ed ipnotici nella propria trascendenza estetica;

- la ripetitività modulare connaturata alla forma dell’inno, ossia di una melodia da ripetersi in varie strofe su testi differenti tutti dalla medesima struttura ritmico-poetica.

Silvia Perucchetti

LA MOSTRA FOTOGRAFICA COLLEGATA 

Ars intexendi. Nodi, legami, intrecci romanici in divenire

Mostra fotografica a cura di Silvia Perucchetti e Consorzio Ars Canusina

allestita nella Caffetteria Nazzani dell’Hotel Posta, visitabile fino al 9 giugno 2019 tutti i giorni ore 10-22

Nell’ambito di Fotografia Europea Circuito OFF 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

Il progetto fotografico intende documentare la presenza dei motivi grafici tipici dell’Ars Canusina nell’architettura religiosa di età romanica del territorio reggiano.

Una prima serie di fotografie, che ritraggono elementi in pietra scolpita, ripercorrono il cammino compiuto da Maria Bertolani Del Rio nella prima metà del ‘900, al fine di elaborare quell’antologia di stilemi e disegni di epoca matildica che poi darà vita all’album Ars Canusina (1935):

«un lavoro di orientamento e di raccolta. […] Si visitarono, a varie riprese, i luoghi della provincia di Reggio, e segnatamente quelli dell’Appennino, che conservano costruzioni o anche semplici avanzi dell’epoca matildica»[2].

Didascalie e pannelli esplicativi con illustrazioni stilizzate, a cura di Maria Neroni, permettono di valutare con immediatezza la discendenza diretta dei motivi canusini primo-novecenteschi da quelli medievali; allo stesso tempo, la prima serie di immagini è anche una sorta di reportage di luoghi e di viaggio, sulle orme di Maria Bertolani Del Rio.

Ma vi è anche una seconda chiave di lettura: a ciascuna fotografia ne viene abbinata una seconda tratta dalla realtà di oggi, in cui oggetti fra i più diversi, linee, ombre, sovrapposizioni, scorci di luce, grovigli e oggetti fra i più comuni sembrano ‘rimare’ involontariamente la composizione geometrica degli intrecci più antichi.

Tre mondi a confronto dunque: tre epoche diverse legate dal filo conduttore decorativo prima romanico, poi canusino, infine contemporaneo, ‘spontaneo’ e inconsapevole, riconosciuto e interpretato liberamente dall’occhio del fotografo alla luce del canone grafico tramandatoci da questa ars lineandi antica e moderna insieme.



[1]. Il grande successo della raccolta è alla base della ristampa del 1625, in cui vengono aggiunti 13 brani anche polifonici, come la versione a 4 voci di Iucundare iugiter.

[2]. Ars canusina, Reggio Emilia 1935, rist. anastatica 1992, p. 2.