OTTAVIO DANTONE

ANTEPRIMA CONCERTO | Ottavio Dantone alla Galleria Parmeggiani per Soli Deo Gloria.

Domenica 5 ottobre alle ore 17 presso la Galleria Parmeggiani a Reggio Emilia si terrà uno degli appuntamenti più attesi dell’edizione 2014 di Soli Deo Gloria, il concerto di Ottavio Dantone, clavicembalista e direttore d’orchestra di fama internazionale. Dantone si esibirà al clavicembalo in un programma interamente dedicato a Bach e ai suoi figli, come si intuisce dal titolo: “Bach in Famiglia!”.

Vi riportiamo l’intervista rilasciata dal Maestro Dantone alla Gazzetta di Reggio nello speciale dedicato ai 10 anni della rassegna Soli Deo Gloria.

TUTTO DEDICATO ALLA FAMIGLIA BACH
Ottavio Dantone eseguirà alla Galleria Parmeggiani brani di Johann Sebastian e dei suoi figli.

Indaffaratissimo, tra una partenza e l’altra, Ottavio Dantone che adesso abita a Parigi – per motivi di cuore e non per fuggire dall’Italia quale ennesimo genio in fuga – trova il tempo per illustrare il bellissimo programma dedicato alla famiglia Bach che eseguirà al clavicembalo il 5 ottobre per Soli Deo Gloria alla Galleria Parmeggiani.
Maestro Dantone qual è il segreto con il quale affronta la musica antica, riuscendo ad avere una così profonda empatia con il pubblico?
Non c’è nessun segreto. Prima di affrontare un autore antico è quanto mai opportuno studiare e capire il suo linguaggio; non bisogna subito partire con la fantasia o l’estro. Fondamentale è comprendere quali sono i codici, apprendere la teoria degli affetti, capire la retorica che sta dietro a quella musica. La cosa più importante da cui partire è la comprensione del linguaggio musicale, della sua grammatica, del suo lessico. Bisogna accostarsi con la massima sincerità e consapevolezza partendo dalla musica che si ha davanti.
Come lavora in questo senso con il suo clavicembalo?
C’è da dire che il clavicembalo è tra gli strumenti più difficili, perché l’espressione non si ricava dai crescendi o diminuendi, ma occorre variare il tocco, apprendere l’agogica legata all’uso del ritmo e attingere il possibile alla ricchezza timbrica. Sono peculiarità che non si ottengono senza un’applicazione costante e strutturata. Dei giorni sto sullo strumento anche 12 ore.
Il suo studio quindi è mirato anche al superamento di certi limiti.
Ci sono degli strumenti come la voce che hanno tutto e altri no. Per questi bisogna sopperire con la ricerca e l’applicazione.
A quali maestri deve la sua formazione?
Da piccolo non avevo soldi per andare all’estero, in ogni caso sono stato fortunato perché, vicino casa, a Milano, ho incontrato due maestri di valore. Per l’organo Luigi Benedetti, organista del Duomo, che era molto scrupoloso nel contrappunto nel farmi apprendere l’armonia e i codici dell’improvvisazione. Per il clavicembalo il mio riferimento è stato Emilia Fadini: con lei ho appreso il tocco, l’importanza fondamentale dello studio della retorica musicale e lo sfruttamento delle caratteristiche timbriche dello strumento.
Alla famiglia Bach è dedicato il suo programma di Soli Deo Gloria.
Il padre Johann Sebastian apre e chiude con due pezzi significativi, due monumenti oserei dire: uno, la Fantasia e fuga BWV 904 in stile rigido e severo, e l’altro, la Fantasia cromatica e fuga BWV 903, che contiene effetti inusuali. Due brani con vistose differenze, messi a confronto con lo stile dei figli che si è evoluto grazie all’insegnamento di un padre così grande.
Qual è la peculiarità di questi figli musicisti?
Senz’altro quella di essere i massimi esponenti del passaggio tra lo stile barocco a quello galante e al classicismo fino allo Sturm und drang che approda nel romanticismo. Quattro figli ognuno con le proprie peculiarità: Johann Christian legato molto allo stile galante e all’Italia, e poi Johann Christoph Friedrich, il più tradizionale, ma anche Carl Philip che imprimeva nella musica i suoi frequenti cambi di umore. E poi Wilhelm Friedemann, il preferito dal padre e forse il più dotato. Anche la sua musica è geniale quanto imprevedibile. Peccato che si debba proprio a lui la perdita di molta musica del padre.

(Gazzetta di Reggio, 30/03/2014, intervista di Giulia Bassi)

BIOGRAFIA. Ottavio Dantone si è diplomato in organo e clavicembalo presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano e ha intrapreso giovanissimo la carriera concertistica, dedicandosi fin dall’inizio allo studio e al costante approfondimento della musica antica, segnalandosi presto all’attenzione del pubblico e della critica.
Nel 1985 ha ottenuto il premio di basso continuo al Concorso Internazionale di Parigi e nel 1986 è stato premiato al Concorso Internazionale di Bruges (due dei concorsi di clavicembalo più importanti del mondo), primo italiano ad aver ottenuto tali riconoscimenti a livello internazionale in ambito clavicembalistico.
Dal 1996 è il direttore musicale dell’Accademia Bizantina di Ravenna.
Nel 1999, la prima esecuzione in tempi moderni del “Giulio Sabino” di Giuseppe Sarti ha segnato il suo debutto operistico. Da allora affianca alla sua abituale attività di solista e leader di gruppi da camera quella ormai intensa di direttore d’orchestra, estendendo il suo repertorio all’opera e al periodo classico e romantico e accostando al repertorio più conosciuto la riscoperta di titoli meno eseguiti o in prima esecuzione moderna.
E’ regolarmente ospite dei più prestigiosi teatri d’opera e dei Festival internazionali più importanti del mondo.
Moltissime le registrazioni radiofoniche e televisive in Italia e all’estero, nonché quelle discografiche sia come solista che come direttore, per le quali ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti dalla critica internazionale. Dal 2003 incide per la Decca.

INFO | Galleria Parmeggiani – corso Cairoli 1, Reggio Emilia

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